Dire grazie non è solo una questione di buone maniere.
E una questione di buona spiritualità.
(Alfred Painter)
Chi di noi non ha ricevuto durante la sua infanzia l’indicazione di dover rispondere “grazie” quando riceve in dono qualcosa, quando chiede una cortesia e gli viene data, quando gli fanno un complimento? Bene, in tutte queste circostanze potremmo dire che essere grati è parte integrante dell’essere educati, ma in realtà… dire grazie ha benefici che vanno ben oltre le convenzioni sociali…
Se ci soffermassimo per un attimo sugli effetti che la gratitudine ha nella nostra vita, con facilità troveremmo che le ricerche e gli studi hanno ormai confermato che questa preziosa abilità è un vero e proprio nutrimento per il nostro benessere psicofisico e sociale.
Essere riconoscenti non soltanto è definito come un modo per esprimere apprezzamento nei confronti di ciò che abbiamo ma, in realtà è una predisposizione a vedere il mondo sapendone cogliere gli aspetti positivi, anche se non tutto è perfetto, guardando alla risorsa piuttosto che al disagio.
Saper dire “grazie” ogni mattina appena svegli ed ogni sera prima di addormentarci, non è un’abitudine fine a sé stessa come qualcuno potrebbe pensare, ma un modo per trovare un tempo nelle nostre giornate in cui riconosciamo che non tutto dipende da noi. Viviamo in un mondo denso di connessioni, interrelazioni… in un sistema complesso e dinamico all’interno del quale ognuno fa la sua parte. Essere responsabili delle proprie azioni e grati per tutto ciò che ci circonda e che ci tocca, direttamente e indirettamente, è anche questo un modo per vivere consapevolmente il nostro quotidiano.
Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici, sono gli affascinanti giardinieri che rendono la nostra anima un fiore.
(Marcel Proust)
Da anni la psicologia, le neuroscienze e tante discipline olistiche guardano con interesse alla gratitudine e ai suoi numerosi effetti benefici sull’organismo umano. Saper essere riconoscenti e saperlo esprimere si è riscontrato che abbassi la pressione sanguigna, migliori le difese immunitarie, riduca il rischio di depressione, di ansia e potenzi la nostra resilienza.
Nel dettaglio potremmo anche affermare che, riconoscere ed apprezzare sono due atteggiamenti legati ad una visione ottimistica della vita. Saper dare spazio ad emozioni positive come la gioia, la felicità… non soltanto aumenta la positività individuale, migliora l’umore, riduce la presenza di sentimenti negativi… ma favorisce una maggior autostima, autoefficacia e potere personale.
Quando inizi a coltivare la gratitudine nel quotidiano, soffermandoti su ogni cosa che ti accade per dire grazie e coglierne l’insegnamento, l’aspetto di risorsa… a poco a poco, giorno dopo giorno, ti accorgerai che ad aumentare non sarà solo la tua serenità, ma anche la tua volontà e determinazione. La gratitudine nutre la nostra capacità di far accadere cose belle e soprattutto, ce ne fa prendere coscienza.
Spesso prendiamo decisioni in modo affrettato, automatico… dimenticandoci poi della scelta fatta, della risposta data, della responsabilità che ci siamo presi. Accogliere e sostenere l’idea che siamo noi che abbiamo la possibilità di decidere, di scegliere, di essere artefici della nostra felicità ci pone in un’ottica diversa: più consapevolezza. Questo può esserci utile ad esempio, non soltanto per imparare a riconoscerci i nostri successi, ma anche per iniziare a non dare nulla per scontato e a guardare con più attenzione chi ci è accanto! Saper cogliere quello che gli altri fanno per noi e ringraziare dunque i nostri: colleghi, amici, familiari… per il loro supporto, per la loro presenza, per le loro capacità che ci danno coraggio, che ci offrono un esempio… può infatti innescare una catena di bella energia che nutre gli altri, noi stessi, le nostre relazioni, la nostra qualità di vita.
In omaggio all’argomento di oggi, in sintonia con la stagione autunnale, mi piacerebbe ora presentarvi una ricetta…
Quando ero solita viaggiare molto a causa del mio lavoro, una sera mi trovai in un piccolo ristorantino vicino Belluno. Ero stanca e desideravo solo qualcosina di caldo e confortevole che mi preparasse “profondamente” al riposo notturno.
Come fuori menù, il cameriere, una volta avvicinatosi, mi propose un piatto tipico: la zuppa del ringraziamento o anche detta “zuppa patora”.
Il suo nome sembra che fosse stato scelto per ringraziare la natura, l’universo, i campi, per il buon raccolto avuto.
La sua origine è in una meravigliosa zona di montagna nei pressi di Alpago. La versione originale prevede dei fagioli che vennero donati a Pietro Valeriano, un frate di Belluno, nel 1530 dal Papa. Questa varietà, oggi nota con il nome “Fagiolo di Lamon” ha ottenuto la certificazione IGP ed ha, come caratteristiche: una buccia sottilissima ed un sapore molto delicato.
Come tutte le ricette che appartengono alle tradizioni familiari, anche la zuppa patora ha diverse versioni, io vi propongo quella che negli anni mi ha maggiormente colpita:
Ingredienti per 4 persone
- 300 g di fagioli di Lamon o classici borlotti
- uno scalogno
- una costa di sedano
- una carota
- 2 patate
- 100 g di sedano rapa (a volte lo ometto perché il sapore non sempre lo adoro…)
- 50 g di fagioli all’occhio
- 50 g di mais in chicco precotto
- 50 g di orzo perlato
- salvia, rosmarino, timo, maggiorana, un rametto per tipo
- pane raffermo tagliato a cubetti
- olio extravergine di oliva q.b.
- sale e pepe q.b
Procedimento
- La sera prima mettete a bagno i fagioli di Lamon e i fagioli all’occhio ed iniziate la ricetta lessandoli in due pentole separate
- Tritate finemente la carota, il sedano e la cipolla lavati
- In una pentola ampia, possibilmente antiaderente, versate un filo d’olio, le verdure tritate e stufate per qualche minuto
- Quando le verdure si saranno leggermente dorate, aggiungetevi i fagioli Lamon (o borlotti) scolati, lasciate insaporire e poi frullate il tutto fino ad ottenere una morbida crema che andrete ad aggiustare di sale e pepe
- In un’altra pentola, cuocete a vapore le patate, il sedano rapa e poi ancora, l’orzo
- In un padellino antiaderente versate un cucchiaio d’olio, le erbette aromatiche indicate (o quelle che più amate) e unite il pane raffermo tagliato a cubetti
- Una volta rosolati i cubetti di pane, in un piatto fondo versate dapprima la crema di fagioli e poi sopra, a mucchietti: l’orzo, i fagioli all’occhio, le patate a cubetti, il sedano rapa, il mais precotto, i crostini
- Servite con un giro di olio extra vergine di oliva e una spolverata di pepe nero.
Questa ricetta, ottima per il periodo autunnale, può essere un perfetto confortfood da realizzare anche con dei prodotti già confezionati. Certo, non sarà lo stesso risultato di quando hai cucinato tutto a partire dalla materia prima, ma, a mio avviso, può essere una buona mediazione per appagare il corpo, lo spirito ed il nostro desiderio di non stare troppo tempo ai fornelli.
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Giulia Di Sipio, Counselor Relazionale Mediacomunicativo, Coach Relazionale Senior (posizione n°275 Ancore), specializzata in Counseling Gastronomico, concepisce il Cibo come una fonte di nutrimento olistico e uno strumento di lavoro su sé stessi: attraverso il processo alchemico che avviene in cucina, l’uomo sperimenta, trasforma, crea…e potenzia le sue abilità, la gestione delle sue risorse, la capacità di organizzazione, il problem solving.