…ma anche come “sensorialità”.
Oggi è San Valentino. In quasi tutto il mondo, il 14 febbraio, è il giorno dedicato agli innamorati e, nonostante sia una ricorrenza fortemente legata ad un’idea molto “consumistica” del volersi bene, resta in ogni caso, una delle date più gettonate per organizzare cene romantiche e momenti di intimità.
I ristoranti, sempre più attenti a cavalcare l’onda, propongono serate a tema, Menù dagli ingredienti afrodisiaci, idee sempre più accattivanti per attrarre clienti e coppie in cerca di emozioni.
Ma perchè il cibo è così vicino all’amore? Cosa lega la tavola all’intimità?
“Noi siamo ciò che mangiamo” e se c’è una cosa che ormai dovremmo aver chiaro è che per mangiare noi dobbiamo ingerire e digerire degli alimenti. Per assumere energia dal cibo che ci procuriamo nelle nostre giornate o che incontriamo più o meno casualmente nella nostra vita, noi dobbiamo scegliere di entrare in relazione con lui: annusarlo, portarlo alla bocca, accoglierne le sensazioni tattili che sprigiona, farlo entrare nella nostra cavità orale, masticarlo e dargli la possibilità di diventare una nostra parte. Vitale, strutturale, energetica.
Come avviene nelle nostre vite con le persone, per mangiare occorre essere disposti a mettere da parte la nostra diffidenza iniziale nei confronti di qualcosa che è “altro da noi”, e scegliere di fidarci. Spesso noi non mangiamo per scelta, non seguiamo un processo decisionale, non teniamo conto delle nostre resistenze o valutazioni. Siamo talmente abituati a fare le cose in modo automatico, che anche questa attività, fondamentale per la nostra vita, la viviamo con la stessa superficialità. Salvo poi avere fastidi, disturbi, malesseri.
Relazionarsi con qualcuno, in amore o in generale nella nostra vita, è un po’ come nutrirsi. Entrando in relazione con le persone che noi incontriamo lungo il nostro percorso, noi siamo chiamati a fare delle scelte, a mettere da parte le nostre certezze e aprirci per dare all’altro una possibilità di espressione. La paura è parte integrante di questo processo. L’ascolto, di sè stessi, oltre che dell’altro, fondamentale.
E così come quando mangiamo, siamo chiamati a sentire e a sentirci, prima di fare qualsiasi altra cosa, così quando stiamo con un’altra persona siamo invitati a fare altrettanto.
Ma cosa dovremmo sentire?
Non mi sto certo riferendo ai suoni o all’audio delle conversazioni. Sentire vuol dire prima di tutto prendere consapevolezza del fatto che noi abbiamo cinque sensi, attraverso i quali possiamo entrare in relazione con l’esterno, non solo con il cibo, più il sesto.
Quando noi diamo spazio alla nostra parte sensoriale, ben diversa da quella seduttiva (con la quale viene spesso confusa), noi portiamo la nostra attenzione su quei canali che ci consentono di percepire l’ambiente circostante, gli alimenti, così come le persone, nella loro interezza e nella loro essenza, oltre che apparenza.
Si dice che gli animali abbiano fiuto. In realtà anche noi lo avevamo. Da animali, prima che persone, anche noi sapevamo a pelle, a naso, quando una persona, una situazione… era funzionale o meno al nostro benessere.
Un tempo si annusavano i cibi per capire se fossero o meno commestibili.
Oggi che abbiamo perso il contatto con la nostra parte più istintiva, più animalesca di noi, ri-coprire i nostri sensi è un modo in realtà per riprendere contatto con chi noi siamo veramente, con ciò che ci fa stare bene, con ciò che ci può danneggiare, con ciò che ci regala delle emozioni che ci nutrono e ci appagano.
In amore, quell’ambito della nostra vita tanto importante, quanto delicato, riportare al centro la nostra abilità di cogliere il tutto da chi noi incontriamo e non solo una sua parte, ci offre la ricchezza di poter accedere ad una dimensione molto più profonda della relazione.
Quando si sceglie di entrare in connessione con qualcuno, come con un cibo, un alimento, si è disposti ad abbassare le proprie difese, ad accettare le caratteristiche altrui, a stare con la sua totalità, senza pregiudizi. Fatta la scelta iniziale, si sta con quello che c’è e se ne valorizzano le potenzialità e caratteristiche.
Mangiare, attraverso i nostri sensi, ci insegna a ritrovare quel potere che abbiamo sempre avuto, fin dalla preistoria, di ri-conoscere il valore di ciò che incontriamo, l’importanza della misura, la necessità di saperci fidare e affidare.
Come fare a mangiare attraverso i nostri sensi?
Inizia con il ricordare a te stess* di non avere solamente la vista come senso, ma che puoi entrare in connessione con ciò che ti circonda, anche attraverso l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto.
Le neuroscienze hanno ormai portato alla luce come i suoni, la musica, valorizzino o meno la nostra capacità di percepire alcune sensazioni quando siamo a tavola… e di trovarle piacevoli. Cerca di non mangiare con la televisione accesa, ma scegli il sottofondo dei tuoi pasti. Sperimenta diversi brani musicali e cerca di soffermarti sul come, a diversi ritmi, sia associato un tuo diverso sentire.
L’olfatto è il nostro senso più vicino alla memoria. Attraverso i profumi noi evochiamo immagini, episodi, momenti della nostra vita… e il cibo è uno degli strumenti più evocativi che abbiamo. I piatti della nonna, le ricette di nostra madre… risvegliano in noi ricordi vivi, soprattutto attraverso le note olfattive che ritroviamo in alcuni piatti. Mangia portando ogni boccone vicino alle narici e soffermati per qualche istante a riconoscere quanto stai annusando. Non avere fretta. Goditi anche quel momento del pasto.
La pelle, l’organo più esteso che abbiamo, ci ricopre interamente, non dimenticartelo. Valorizza le tue sensazioni tattili. Quando puoi, di tanto in tanto, utilizza le mani quando sei a tavola. Metti da parte le posate e cerca un contatto più primitivo con gli alimenti. Nel Medioevo si scrivevano manuali sul come mangiare con le mani. Cerca una tua eleganza e cerca di sentire quali sensazioni ed emozioni provi portando alla bocca piccoli cibi senza nessuna mediazione.
La nostra cavità orale non è uniforme. Le papille gustative sono disposte in maniera diversa sopra la superficie della nostra lingua. Quando mastichi, concediti un tempo. Lascia che la saliva abbia sufficiente spazio per poter avviare il processo digestivo e ti consenta la possibilità di gustare a pieno ciò che stai mangiando, ma anche di avere meno difficoltà nelle ore successive il pasto. Assapora con lentezza e totalità ciò che stai mangiando. Da sostanza materiale, diventerà la tua energia, non tralasciare nessun aspetto, ma piuttosto onora e ringrazia quello che hai nel piatto per la sua presenza. Mai scontata.
Dopo avere mangiato per un po’ di volte portando l’attenzione a tutti e cinque i tuoi sensi, prova a mettere in pratica, quanto hai allenato a tavola, nelle tue relazioni. Oltre all’aspetto fisico che sei solit* notare, usa l’olfatto, percepisci i profumi, ascolta il tono della voce, le pause, soffermati sulle sensazioni tattili che avverti quando stai vicino all’altr*. Prendi nota di come tutto assuma, improvvisamente, una multidimensionalità.
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Giulia Di Sipio, Counselor Relazionale Mediacomunicativo, Coach Relazionale Senior (posizione n°275 Ancore), specializzata in Counseling Gastronomico, concepisce il Cibo come una fonte di nutrimento olistico e uno strumento di lavoro su sé stessi: attraverso il processo alchemico che avviene in cucina, l’uomo sperimenta, trasforma, crea…e potenzia le sue abilità, la gestione delle sue risorse, la capacità di organizzazione, il problem solving.